venerdì 6 aprile 2012

BACI DAL SOLE

Oggi mangerò un gustoso panino (se non due) seduto su una disgustosa panchina (se non mezza) al sole.

"Come l'altra volta" - mi dirai. 

Se tu ci fossi ti bacerei ininterrottamente, fino al limite possibile (se c'è). Ma siccome non ci sarai, mi lascerò invece baciare dal sole, che è quasi la stessa cosa, se vogliamo, ma tu sei più bella e più luminosa e quando mi baci tu, fa più caldo. 

lunedì 2 aprile 2012

LA RESA D'OMBRELLO

Cioè di quella volta che resi l'ombrello alla sua legittima proprietaria, che l'aveva dimenticato nella mia automobile di proposito, come metafora emotiva a significare che, con me, non aveva bisogno di protezione, non perché si sentisse serena e fiduciosa, ma perché, sempre con me, semplicemente voleva sentirsi vulnerabile, amandomi.

No non è vero, mi sarebbe piaciuto, ma... lei aveva proprio dimenticato l'ombrello e basta, senza simbolismi, lasciandomi all'improvviso in mezzo alla strada durante una passeggiata pomeridiana, adducendo una scusa incontrovertibile. Ma questa è un'altra storia e si racconterà forse un'altra volta.

Non pensavo fosse così lontana, la sua casa. Lontana geograficamente ma non solo; aveva quell'aria, sai, distaccata, come repellente, che hanno le case altrui quando c'è qualcuno dentro. Come fortezze, sai, come castelli, di spunzoni e vetri rotti, di recinti e coccodrilli nel fossato. Quell'aria che perdono subito quando gli inquilini escono, per lasciare il posto ad un'altra aria, più accomodante. Sul campanello un'altra tristezza mi aspettava: i loro cognomi scritti e appiccicati, messi lì a bella posta per mostrarli a tutti, come pubblicati, sai, come proclamati. A dire: vade retro, straniero, questa è la nostra famiglia. Poi proprio quei due nomi, che messi insieme stanno malissimo, sai, uno ci si strozza a dirli, uno gli viene un colpo di tosse e va a finire che poi sputa in terra, come un vecchio barbone, spu', che nomi ma che nomi! E' un fatto di armonia e dissonanza, comincia dai nomi e poi si propaga nella coppia, funziona così; come potevano finire Antonio e Cleopatra, o Giulietta e Romeo, se non amandosi?

Be' io stavo lì, qualcuno mi poteva pure vedere, per questo avevo un po' d'apprensione, ma andava fatto per forza, allora dai, turarsi il naso e sploc, mettere l'ombrello nella cassetta delle lettere, quella coi nomi stridenti, guardare giusto un attimo le scalette difficili per il piccolo e poi basta, andare via andare via, circolare.

Poi, dopo due o tre curve, in mezzo a una strada stretta di vigneti e terra, sotto ai lampi della mia propria tristezza nera, ho pianto.