martedì 17 novembre 2015

COME L'INVERNO, FALAFEL

Mi piacciono le cose che scricchiolano, se la neve sotto ai passi lenti, oppure le assi lunghe di legno affiancate a fare un pavimento. Lo scricchiolio è invernale e marrone e noi - io e te cioè - se stiamo abbastanza zitti e vicini e intensi, possiamo sentire scricchiolare una castagna mentre matura dentro al riccio, e lo schiude e nasce. Tra i cibi che scricchiolano, annoveriamo: la frutta secca, il cioccolato temperato e le fritture. Quindi faremo le falafel.
Si possono fare con i ceci, o con le fave, o con i fagioli, o mischiare queste cose alla maniera dei promiscui, ma noi useremo le fave, acquistate secche e con la buccia. Lasciamo le fave in ammollo per dodici ore in tanta acqua fredda e un pizzico di bicarbonato di sodio. Raddoppieranno il loro peso, allora noi ne prendiamo una ad una e la strofiniamo tra due dita, per far uscire il dentro e buttare il fuori.
Pesiamone 300 grammi e mettiamole nella ciotola della macchina con le lame, ciò che gli impuri chiamano cutter. Aggiungiamo una cipolla sbucciata senza piangere e mezzo cucchiaino di bicarbonato di sodio. In un mortaio mettiamo mezzo spicchio d'aglio privato dell'anima, che come tutte le anime è indigesta, un cucchiaino di cumino, uno di coriandolo, mezzo di sale grosso, quindi pestiamo. Aggiungiamo la poltiglia nella ciotola della macchina lamata e agiamo sull'interruttore con il duplice scopo di sminuzzare le fave e la cipolla e di mescolare tutti gli altri ingredienti. Il prezzemolo è un ingrediente molto usato per questa ricetta, ma secondo me il suo sapore si sovrappone al coriandolo, perciò direi o l'uno o l'altro.
Formiamo delle palline grandi come quelle da golf, stringendo forte per far uscire l'eccesso di liquido e poi le passiamo su dei semi di sesamo e le teniamo lì mentre l'abbondante olio di arachidi messo in un pentolino dal fondo spesso d'acciaio si scalda sul fuoco. Al raggiungimento della temperatura di 170° centigradi, che si potrebbe anche giudicare ad occhio, immergiamo le palline depositandole con l'aiuto di un cucchiaio, lasciamo sfrigolare fino a doratura, quindi le recuperiamo, ponendole dapprima in un colino d'acciaio a grondare, poi su carta assorbente e quindi si possono addentare, abbinando il piacere dello scricchiolio al sapore.
Sono buone calde, magari accompagnate da una salsa di semi di sesamo e ceci, chiamata humus, della cui preparazione non mi va granché di dire. Mi piacciono tanto le cose che scricchiolano, se la neve sotto ai passi lenti, oppure sotto ai denti sbriciare una falafel calda e croccante e marrone, come l'inverno.

giovedì 15 ottobre 2015

TOGLIMI GLI ALTRI SENSI

Il pianista siede sul panchetto (scricchiola), il pubblico trattiene il respiro, le luci si abbassano (gialline), il pubblico guarda le mani del pianista allungarsi sulla tastiera del pianoforte, il pianista non pensa a nulla, onestamente, svuota la sua mente dai nomi che gli uomini hanno scelto per le cose, trascendendo il significato, il segno perde il senno, il senso cede. Non c'è nulla in quell'attimo rarefatto, non c'è nemmeno la storia, tutto è sospeso nel limbo impalpabile di ciò che sarà, verrà, tra un'era, un secondo, o adesso. Il pianista è vuoto e non ha nulla con sé se non quella piccola, divina scintilla che tra poco accenderà un formidabile fuoco.

Il pubblico lo sa benissimo ma ancora ignora quanto sarà grande quel fuoco, il silenzio è carico come un fucile mitragliatore, il pianista ha il dito sul grilletto, l'occhio nel mirino, la consapevolezza di una pace inumana. Il pianista stringe il seme nelle sue mille mani, il pubblico ascolta il silenzio più pregno che conosca e non osa, non osa nemmeno pensare a ciò che quel seme sta per diventare quando...

"Dio è lesbica" - mi fa.
" Mh?"
"Se ci pensi, chi ha fatto tutto questo meccanismo, ha creato le persone, la natura, il colui cosiddetto essere superiore creatore, può essere soltanto una colei, una creatrice, una donna, capisci? come sesso dico, di genere femmina, che i maschi non ne sarebbero capaci, manderebbero tutto in malora, i soldi, gli appalti, sai, casini."
"Mh?"
"E dal momento che c'è questo fatto un po' puerile se vuoi della vergine Maria e via dicendo, ne consegue in tutta evidenza che il vero Dio è lei, Dio è femmina."
"Mh?"
"E in più è una femmina che ama un'altra femmina, infatti questa vergine Maria resta tale, cioè vergine, in un certo senso."
"Mh?"
"E quindi Gesù, anche se è un fatto che si vuole tenere giustamente nascosto, è stato adottato. E' questo in realtà il vero atto d'amore, capisci? L'adozione di Gesù."
"Mh?"
"Ed era tutto già lì, non c'era mica bisogno di inventare la risurrezione come fondamento della fede, che tra l'altro è un'idea inverosimile, insostenibile e che non resiste al tempo, al progresso, bastava dire che Gesù è stato adottato, capisci?"
"No, ma vieni qui, e risorgiamo".

Il pianista ha il dito sul grilletto, l'occhio nel mirino, la consapevolezza di quella pace inumana e ora ci siamo, ecco! Il pianista getta il seme, scocca la scintilla divina, ecco! lui tira il grilletto ed è fuoco, si snocciolano i suoni, gli spari, onde, carezze come dune, perturbazioni, radici, tronchi, rami, alberi, foreste, il mitra stende il pubblico, lo annienta, i birilli che saltano, la scintilla è rogo, divampano le anime, il pubblico è colpito, assorbe e soffre, che altro può fare? il pianista vola ma non è solo, trascina tutti nella sua scia, il vortice ci inebria, gira il mondo (o siamo noi?), girano gli astri nel meccanismo galattico, incessante, orologio dei tempi, e foglie e foglie e rami, come soffre il pubblico, ferito, arso, guarda come vola, che altro può fare? e il pianista mette le note lì dove devono stare, e lì docili, esatte e rosse restano nello spazio stretto d'una vibrazione atomica; freddo, caldo, gelo, inferno, noi non siamo niente ma siamo con te, come te, noi siamo te se tu sei noi, pianista, non smettere più, non. Smettere. Più.

Il pianista regala l'ultima nota, la tonica, poi si ferma, osserva il suo creato ancora un attimo; ora si può alzare. Il pubblico è attonito, il fragore di ciò che è stato ha stordito la coscienza comune, l'applauso non parte ancora, c'è chi non riesce a trattenersi e rompe in un pianto liberatorio, che altro può fare?

Là fuori piove ma siamo immuni ormai dagli agenti del mondo, il pianista ci ha sparato e siamo morti per rinascere più puri, abbiamo volato toccando il cielo, cos'altro potevamo fare?

Se ci sei, tu, Dio femmina, toglimi gli altri sensi, che io voglio solo sentire, solo sentire.