lunedì 21 maggio 2012

LORO ED IO

Ci sono molte cose che mi stupiscono; succede tutti i momenti, in realtà. E sto lì a guardarle, con questi occhi da bambino ed uno stupore schietto, nudo. Aspetto di trovare la chiave di lettura, che forse c'è, tra le grinze della vita. E così.

E così ora, per esempio, proprio in questo istante qui, a casa mia, Keith Jarrett suona il suo concerto di Köln. Finisce il primo quarto (che poi sarebbe un terzo), di sublime, celeste improvvisazione e quando l'ultima nota smette di riverberare la gente, il sedicente pubblico, anziché rimanere attonita e muta e piangente come si può essere, ad esempio, davanti ad un'opera straziante come la Guernica, o davanti ad un tramonto di luna alle cascate di Iguaçù, la gente che fa? Applaude. Applaude, ma poco, uno scroscio piccolo, quasi d'obbligo. Va bene, sono quasi tutti tedeschi. Va bene, per amare bisogna conoscere, capire. Ma quest'uomo è un genio assoluto ed ha appena eseguito un'opera di livello immenso. Come se venisse Beethoven oggi a dirigere, metti, all'Auditorium, la sua quarta sinfonia. Che fa, il pubblico, applaude? O piange?

E così io mi devo stupire per forza, d'uno stupore coatto e immoto e guardo, dio se guardo, e ascolto, ma non riesco a concepire niente perché tra l'altro è iniziato il secondo quarto (che poi sarebbe un altro terzo) e non lo posso mica perdere solo perché un manipolo di ottusi teutonici non ha capito.

E così mi pare tutta la mia vita, finora, loro che fanno cose a me incomprensibili e io che mi stupisco, senza capire.